
Mi trovo spesso a rispondere a questa domanda. Il mercato del vino è talmente ampio e variegato da portare il consumatore a chiedersi “Come riconoscere in mezzo a tante proposte i vini di qualità superiore?”. Questo perché fattori quali il prezzo o l’appartenenza a una DOC o DOCG non sono elementi sufficienti, per orientarsi tra le innumerevoli etichette. Per i vini rossi i prezzi possono partire da pochi euro per arrivare a centinaia di euro a bottiglia. Questo succede indipendentemente dal fatto che un vino sia etichettato con una specifica denominazione di origine.
E allora quali sono gli indicatori da seguire?

Gusto personale, conoscenza, esperienza
Per come la vedo io il rapporto con il vino è una sorta di dialogo ed è fondamentale degustare senza preconcetti, perché quello a cui deve aspirare ogni vero appassionato di vino è la piacevolezza. “Ti piace? Allora è buono!”. Non dovete pensare che questo approccio sia semplicistico. Nel corso degli anni il mondo del vino si è lasciato pervadere dall’idea che il sapere supremo sia appannaggio di un manipolo di pochi esperti e che ai milioni di neofiti e curiosi tale sapere sia precluso. Non è così. Il vino è prima di tutto piacere, convivialità, condivisione. Fidatevi del vostro gusto e del vostro istinto.
Per godere appieno di questo piacere però trovo sia saggio acquisire un ventaglio di conoscenze che permettano al consumatore di orientarsi tra le infinite proposte. Conoscere i vitigni e le principali aree vitivinicole, imparare a riconoscere denominazioni e aziende, annotare i nomi dei vini che hanno lasciato il segno per andare ad approfondire la conoscenza di quel preciso territorio. Tempo, gusto e conoscenza, vi permetteranno di acquisire esperienza, e di muovervi con maggiore sicurezza nella ricerca di quelle etichette che possano piacere a voi, che possano diventare per voi espressione di massima qualità. A questo punto però, non indugiate nella vostra comfort zone, continuando a ordinare e ad acquistare, per voi e i vostri cari, sempre le stesse bottiglie, i vostri vini del cuore. Provate, cambiate, sperimentate, imparate.
Il mio sistema di valutazione
Fatta questa doverosa premessa, voglio andare ad approfondire quelle che per me sono caratteristiche imprescindibili di cui tenere conto nel valutare la qualità di un vino.
- Pulizia
- Rigore Stilistico
- Riconoscibilità
- Identità
- Filosofia Aziendale

Pulizia
Conditio sine qua non, la base. Un accurato lavoro, prima in vigna poi i cantina, determina come risultato finale un vino pulito, per l’appunto, nitido e senza difetti.
Rigore Stilistico
Occorrono rigore e disciplina per realizzare un vino che sia prima di tutto frutto della vite e della terra. Servono grande impegno e dedizione per svolgere questo compito, senza ricorrere a scorciatoie. Da questo atteggiamento virtuoso si ottengono vini dotati di grande personalità, carattere ed espressività.
Riconoscibilità
Nel corso della mia carriera degustare vini provenienti da un medesimo territorio, prodotti con le stesse tipologie di uve, mi ha permesso di acquisire la capacità di riconoscere i vini al primo assaggio. Saper riconoscere un vino non dipende (soltanto) dal talento dell’assaggiatore, ma anche e soprattutto dalla riconoscibilità di un prodotto capace di rispecchiare, nei profumi e nel gusto, il territorio da cui proviene.
Identità
Dopo aver riconosciuto un vino, quale espressione autentica della terra da cui proviene, devo riuscire anche a individuare in esso tratti di unicità, peculiarità che lo rendano inconfondibile, che raccontino qualcosa in più, che ne definiscano, appunto, l’identità.
Filosofia Aziendale
Rispecchiare il progetto che sta dietro la sua creazione è essenziale per un vino. Ogni azienda realizza vini con lo scopo preciso di raccontare qualcosa della propria storia. La coerenza nel tempo con quelli che erano gli obiettivi iniziali incide molto, a mio avviso, sul prodotto finale.
Ci sono inoltre fattori quali la costanza di rendimento e l’aderenza all’annata, aspetti che denotano un progetto ben strutturato. Spetta a chi fa vino il compito di saper dare un’interpretazione coerente del proprio prodotto nelle differenti annate. Il produttore deve saper sfruttare le difficoltà che ogni stagione porta inevitabilmente con sé, realizzando la migliore espressione possibile di quel vino in quell’annata.
Mi soffermerei, infine, sui concetti di tradizione e innovazione, a mio avviso inscindibili. Il prodotto vinicolo esiste da migliaia di anni. Questo è possibile grazie alla tradizione, ovvero la base della nostra conoscenza, indispensabile per fare un lavoro di qualità. Allo stesso modo, vivendo in un mondo in evoluzione, il vino deve incarnare anche l’innovazione, che partendo dalla terra e dalla vigna, introduce tecniche in grado di attualizzare le pratiche tradizionali, fino alla cantina.
L’innovazione, in fondo, non è altro che il frutto della nostra costante ricerca di qualità. Innovazione e tradizione alimentano la nostra passione e la nostra curiosità, il desiderio di poter raggiungere il livello più alto possibile, senza perdere il contatto con le nostre radici.
Luca Gardini