Differenze tra Prosecco e altri spumanti italiani: scopriamo quali sono con Luca Gardini

Si fa presto a dire “bollicine”, termine che evoca immediatamente un’idea di allegria, piacevolezza, leggerezza e convivialità. Il vasto scenario degli spumanti italiani è dominato, per popolarità e successo di vendite, dal celeberrimo Prosecco. Inoltre, è importante sapere che in Italia esistono molte altre eccellenti proposte di vini spumanti.

In questo modo si può acquistare consapevolmente il prodotto più adatto ai nostri gusti, al piatto che vogliamo accostarvi o all’occasione che intendiamo celebrare. Quali sono quindi le principali differenze tra il Prosecco e gli altri spumanti italiani?

Metodo di produzione

Come si realizza uno spumante?

Si parte da un vino base. In seguito, questo viene trasformato in spumante attraverso la fermentazione di una soluzione zuccherina e addizionata di lieviti, sviluppando anidride carbonica fino a raggiungere una pressione di almeno 3 bar. Per ottenere questo risultato si utilizzano principalmente tre metodi:

– Charmat o Martinotti (rifermentazione in autoclave)

– Classico  (rifermentazione in bottiglia)

– Tradizionale o Ancestrale sui lieviti (rifermentazione in bottiglia in modo naturale)

Ogni metodo di produzione comporta naturalmente sostanziali differenze nel prodotto finale, in termini di colore, profumo, gusto, effervescenza e persistenza.

Metodo di produzione del Prosecco

Il Prosecco si ottiene perlopiù da rifermentazione in autoclave, quindi con il Metodo Charmat o Martinotti. Questa tecnica di produzione è utilizzata per conferire ai vini freschezza, tensione, croccantezza e immediatezza, con richiami di frutta a polpa bianca e fiori di campo, esaltati da una corposa effervescenza.

Può essere tuttavia commercializzato anche in versione Frizzante (con minore presenza di anidride carbonica), Ferma o Metodo Classico. Queste ultime tipologie rappresentano tuttavia una minima parte della produzione del Prosecco, prodotto simbolo della Spumantizzazione italiana con Metodo Charmat.

Metodo di produzione degli altri spumanti italiani

Il Metodo classico ci regala generalmente spumanti più profondi, compatti, dal perlage più sottile e con richiami di frutti a polpa gialla e note speziate.

Infine con il Metodo Tradizionale o Ancestrale sui lieviti si ottengono vini che esaltano la naturalezza del vino base. Con questo metodo si accentuano note fruttate, tocchi selvatici e sapidità attraverso bollicine il cui numero e spessore variano in base al prodotto che si vuole realizzare.

Uve e area di produzione del Prosecco

Il Prosecco è un vino DOC (Denominazione di Origine Controllata) o DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) se è prodotto nei territori di Montello, dei Colli Asolani o se denominato Prosecco di Conegliano Valdobbiadene.
Si produce esclusivamente in alcune zone del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia. Le uve utilizzate sono principalmente la Glera, con possibili aggiunte di Verdiso, Pinot Bianco, Pinot Grigio e Pinot Nero.

Uve e area di produzione degli altri spumanti italiani

Per quanto riguarda gli altri spumanti dobbiamo invece fare riferimento alla specifica denominazione per risalire all’area di produzione, alla varietà di uve utilizzate e ad eventuali specifiche limitazioni.

Tre le denominazioni italiane più note, realizzate con Metodo Classico, ci sono: Franciacorta DOCG, Trentodoc e Alta Langa DOCG. Per la creazione dei loro vini-base utilizzano uve delle varietà Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero.

Ogni regione italiana, tuttavia, vanta la propria tradizione spumantistica. Ognuna utilizza, all’interno dei limiti previsti da ogni singola denominazione, uve autoctone o internazionali, per la creazione di vini dalle caratteristiche peculiari.

Disciplinare del Prosecco

Il Prosecco, proprio perché tanto amato e desiderato, è uno dei vini italiani a vantare il maggior numero di “taroccamenti” della storia. Si è reso necessario estendere il disciplinare per poter far fronte all’enorme richiesta di Prosecco da tutto il mondo. Allo stesso tempo è stata delineata una mappa di zone di produzione ad altissima vocazione protette da DOCG e da menzioni specifiche.
Il Prosecco è tutelato da un disciplinare di produzione del 2009, aggiornato nel 2019, dove troviamo anche la distinzione tra marchio DOC e marchio DOCG.

Quando un Prosecco, ha mantenuto il marchio DOC in etichetta per almeno dieci anni, può chiedere di essere inserito in un disciplinare specifico che tutela il marchio DOCG. Solo alcune DOC di Prosecco sono diventate DOCG: ovvero quelle di Conegliano-Valdobbiadene e Asolo. Per passare da DOC a DOCG i vini devono superare analisi specifiche che controllano tutte le fasi di produzione del vino fino all’imbottigliamento, inclusi analisi di gusto e qualità.

All’interno del territorio di Conegliano-Valdobbiadene si trova poi una ristretta area collinare di soli 108 ettari, dove si produce il prestigioso Prosecco DOCG Superiore di Cartizze. Questo Prosecco è ottenuto da una selezione di piccoli vigneti, racchiusi in 1 chilometro quadrato, una sottozona riconosciuta come apice qualitativo della denominazione Prosecco perché qui microclima e terreno generano un’oasi naturale per la coltivazione.

Disciplinari spumanti italiani

Per tutti gli spumanti italiani valgono le seguenti classificazioni:

Vino Spumante: è un prodotto generico, per la cui produzione non sono previsti limiti di durata del processo di elaborazione o della fermentazione.

Vino Spumante di Qualità: rappresenta una categoria qualitativamente superiore rispetto al vino precedente. La durata di elaborazione, di fermentazione e il titolo alcolometrico sono regolati da un disciplinare specifico.

Vino Spumante di Qualità prodotto in una Regione Determinata (VSQPRD): si identifica con un vino DOC o DOCG il cui disciplinare di produzione preveda anche la tipologia Spumante.

Come per i Vini Spumanti di qualità è uno specifico disciplinare a stabilire le modalità di produzione per questa tipologia, regolamentando l’elaborazione, la durata della fermentazione e della permanenza del vino sulle fecce, il titolo alcolometrico e la sovrapressione.
Aldilà di quelle che sono le differenze specifiche tra il Prosecco e gli altri spumanti, ciò che è importante sottolineare è l’evoluzione di un prodotto che si è trasformato in pochi decenni da vino per tutti i giorni a brand internazionale di grande successo.
Difficile generalizzare quindi, dal momento che quello che si era fatto conoscere come prodotto di facile approccio oggi è un vino dalle molteplici versioni.

Negli ultimi anni abbiamo assistito infatti anche all’introduzione sul mercato del Prosecco Millesimato, ottenuto da un processo produttivo ancora più selettivo. Questo processo prevede che almeno l’85% delle uve deve essere stato raccolto nella stessa annata. Questa ulteriore diversificazione ha reso l’immagine del Prosecco ancora più ricca e sfaccettata, ampliando ulteriormente il ventaglio di possibilità a disposizione degli amanti di questo straordinario prodotto italiano.

Luca Gardini

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