Sardegna, il grande patrimonio di vitigni autoctoni a bacca rossa

La Sardegna, oltre ad avere un grande patrimonio di vitigni a bacca bianca, possiede numerose varietà autoctone a bacca rossa. La sua conformazione geografica e le sue antichissime tradizioni, hanno preservato una straordinaria biodiversità ambientale, anche per quanto riguarda le varietà di vitis vinifera.

L’inizio della coltivazione della vite in Sardegna, si è sempre fatta risalire al periodo dei primi insediamenti Fenici, seguiti poi da Cartaginesi e Greci. Tuttavia nel corso degli scavi presso il sito archeologico di Sa Osa, vicino a Cabras, un’equipe di ricercatori del Centro Conservazione Biodiversità dell’Università di Cagliari, ha trovato dei vinaccioli databili all’epoca della civiltà nuragica (1.200 a.C.). Una testimonianza del fatto che la viticoltura era già una pratica conosciuta prima della colonizzazione dei fenici.

Se il vitigno a bacca rossa più famoso è sicuramente il cannonau, certamente non sono da trascurare carignano, monica, pascale, bovale, cagnulari, nieddera, girò, senza addentrarci nella selva dei vitigni minori come, caddiu, albarenzeuli nero, caricagiola, niuddu mannu, gregu nieddu.

  • Cannonau: Il cannonau è sicuramente il vitigno a bacca rossa più famoso e conosciuto della Sardegna. La sua coltivazione è ormai diffusa in tutta l’isola, anche se la zona classica è rappresentata dall’area dell’Olgiastra, in particolare di Jerzu, Capo Ferrato e Nepente di Oliena. Le sue origini sono piuttosto incerte. Dalle ultime ricerche potrebbe trattarsi proprio di un vitigno autoctono sardo, che si è poi diffuso nel resto del mediterraneo e non di un’uva arrivata nell’isola a seguito della dominazione spagnola, come si è sempre pensato. In ogni caso, si tratta di una varietà che ha molte similitudini con la grenache francese e la garnacha spagnola. E’ un vitigno che ama i climi caldi e i terreni poveri, che ne limitano la naturale abbondante produttività. Il vino ha un colore rosso rubino scuro. Il profilo olfattivo si caratterizza per aromi di prugna, frutti di bosco a bacca nera, note speziate e ricordi di erbe officinali, tipiche della macchia mediterranea. Il gusto è ampio caldo, armonioso con buon equilibrio tra trama tannica e freschezza.
  • Carignano: Il carignano è il vitigno a bacca rossa caratteristico della zona del Sulcis. Le vigne, spesso a piede franco, sono coltivate ad alberello sui terreni sabbiosi in prossimità del mare. Molto probabilmente, il vitigno è arrivato in Sardegna ai tempi dei primi insediamenti Fenici sulla costa meridionale dell’isola e ha trovato in questi territori il clima ideale. E’ una varietà presente anche nel sud della Francia e in Spagna, a conferma della sua naturale predisposizione per le regioni calde e ventose. Per molto tempo è stato considerato un vitigno minore, adatto solo per produrre vini da taglio robusti e alcolici. Negli ultimi decenni, invece, è cominciato un processo di valorizzazione, che ha portato alla produzione di vini qualitativamente molto interessanti. Il Carignano ha un colore rosso rubino ed esprime profumi di macchia mediterranea, aromi di piccoli frutti rossi e interessanti note iodate e salmastre. Al palato ha buona struttura, con bouquet fruttato e leggermente speziato. I tannini richiedono un buon periodo d’invecchiamento per raggiungere quella finezza che dona eleganza e armonia al vino.
  • Monica: Le origini del vitigno monica restano piuttosto misteriose, pare sia stato introdotto dalla Spagna nella zona di Alghero attorno al XI secolo, anche per alcune analogie riscontrate con l’uva iberica morillo e con il nieddu mannu. Il vitigno si è poi diffuso in tutto il territorio dell’isola, anche grazie all’opera dei monaci camaldolesi. Il suo nome deriverebbe proprio dalla sua provenienza monastica. Predilige le esposizioni collinari assolate, su suoli prevalentemente calcarei, con sabbie o argille. E’ una varietà piuttosto vigorosa e produttiva con un periodi di maturazione precoce. Ha grappoli grandi, spesso spargoli, con acini mediamente grossi, dalla buccia nero-violacea coperta di pruina. Vinificata in purezza, dona un vino dal colore rosso rubino, che esprime profumi fruttati di ciliegia, mora, piccoli frutti a bacca nera e nuances speziate. Al palato ha un buon corpo piacevole aroma fruttato, che si connota per morbidezza e armonia. In Sardegna sono presenti le denominazioni: Monica di Sardegna Doc e Monica di Cagliari Doc. Con il bovale sardo e il cannonau partecipa alla Doc Mandrolisai.
  • Pascale: Il pascale è un vitigno di cui non si conoscono le origini, anche se le indagini sul DNA hanno evidenziato notevoli similitudini con il gregu nieddu. E’ diffuso soprattutto in Gallura e nelle provincie di Sassari e Nuoro. Spesso è utilizzato in uvaggio con il cagnulari o il cannonau. E’ una pianta piuttosto vigorosa, che produce grappoli di notevoli dimensioni con acini grandi, dalla buccia violacea spessa e pruinosa. Vinificato in purezza, esprime un vino dal colore rosso rubino brillante con note fresche e fragranti di frutta rossa. Al palato si distingue per aromi intensi, decisi e buona trama tannica. Viene utilizzato spesso in uvaggio con il bovale per la produzione di Campidano di Terralba Doc.
  • Bovale: In realtà bisognerebbe parlare al plurale, poiché le varietà di bovale presenti in Sardegna sono due: il bovale grande e il bovale sardo, molto probabilmente due uve diverse, seppur simili, provenienti dalla Spagna. Il bovale grande è coltivato soprattutto in provincia di Cagliari. Le ricerche genetiche hanno evidenziato similitudini con il bovale sardo o bovale piccolo, con la nieddera, il carignano e le varietà spagnole bobal, carinera e mazuela. Il bovale sardo è molto più diffuso ed è coltivato su una superficie di oltre 800 ettari. Sono state riscontrate analogie genetiche con il cagnulari e con il vitigno spagnolo graciano, meno evidenti le parentele con la mourvedre, il  monastrell e con il  minustrello corso. Sono entrambi vitigni piuttosto vigorosi e produttivi, con una maturazione piuttosto tardiva, verso la seconda metà di settembre. Il bovale sardo viene vinificato raramente in purezza, entra a far parte con cannonau e monica della Doc Mandrolisai. Il bovale grande e sardo entrano a far parte anche della Doc Campidano di Terralba.
  • Cagnulari: Il vitigno cagnulari, molto probabilmente è d’origine spagnola e dimostra alcune similitudini con il bovale sardo. E’ coltivato soprattutto in provincia di Sassari e si esprime con ottimi risultati nella zona di Usini, Ossi, Tissi, Uri, Ittiri. In questo territorio, caratterizzato da suoli calcarei-argillosi, viene ancora oggi coltivato ad alberello e fornisce vini molto interessanti. Se in passato era utilizzato quasi esclusivamente come vino da taglio o venduto sfuso per il consumo locale, oggi ha trovato una sua strada e una sua identità. Grazie ad alcuni appassionati viticoltori, il vitigno è stato salvato dall’estinzione e vinificato in purezza sotto la denominazione Alghero Doc o Isola dei Nuraghi IGT. Il vino ha un colore rosso rubino brillante. Il profilo olfattivo esprime aromi di piccoli frutti di bosco, macchia mediterranea, delicate note speziate e ricordi balsamici. Il gusto è pieno, ampio, caldo con trama tannica sottile e buona acidità. Il finale ha una piacevole nota sapida e bella persistenza. Un vino da scoprire sicuramene tra i più interessanti rossi della Sardegna.
  • Nieddera: Il vitigno nieddera rappresenta un’eccellenza della zona d’Oristano. Si tratta di una varietà tipicamente territoriale, coltivata principalmente nella Valle del Tirso, dove ha trovato le migliori condizioni per esprimersi. Le sue origini restano piuttosto oscure, forse è stato portato in Sardegna dai primi navigatori fenici, mentre il suo nome deriva del termine sardo “nieddu” nero, a sottolineare il colore scuro delle sue bacche. Proprio per la sua caratteristica di fornire vini molto intensi, in passato era utilizzato come uva da taglio. Oggi grazie a pochi produttori, che hanno creduto nelle potenzialità del vitigno, è vinificato in purezza con risultati molto interessanti. Il vino ha un colore rosso profondo, con riflessi violacei. Al naso esprime un bouquet con aromi di frutta rossa, note vegetali, sentori di erbe officinali e delicate spezie. Al palato denota una bella struttura, è ampio e complesso, con buona trama tannica e piacevole freschezza.
  • Girò di Cagliari: Il vitigno girò è diffuso nel sud della Sardegna, nel Campidano e soprattutto nella zona di Cagliari. E’ una varietà originaria della Spagna è sono state rilevate alcune somiglianze con le uve iberiche zirone alzu e zirone. Il vitigno ha raggiunto la massima diffusione durante il periodo della dominazione piemontese, per poi rischiare di scomparire dopo la decimazione dei vigneti causata dalla fillossera, quanto nei nuovi impianti sono state preferite varietà economicamente più redditizie. In realtà si tratta di un’uva interessante, soprattutto per la sua predisposizione a produrre vini liquorosi, ed è questa oggi la tipologia di maggior successo della Doc Girò di Cagliari. I vini da dessert prodotti con girò si distinguono per particolare eleganza. Ha un colore rosso rubino, con aromi di ciliegia e confettura di frutta rossa. Al palato è dolce, suadente, avvolgente, con morbida trama tannica ed equilibrata freschezza. Ottimo in abbinamento con dolci di pasta di mandorle e cioccolato.

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