Dove è nata la Falanghina?

La Falanghina è un vitigno tipico della Campania, rinomata non solo per il buon cibo, ma anche per i suoi vini pregiati. Nella regione partenopea, si producono ogni anno 1 milione e 700 mila ettolitri di vino, tra i quali si annoverano ben 29 denominazioni d’origine.

La produzione vinicola in Campania ha origini molto antiche, che risalgono al popolo ellenico. Dal successo in epoca romana, i vini campani videro un periodo di declino durante il medioevo, per poi tornare in voga intorno al 1700, quando moltissimi commercianti arrivavano nella regione per acquistare le uve necessarie per la produzione di bollicine.

Il vitigno

La Falanghina è un vitigno a bacca bianca, coltivato tra il Sannio Beneventano, i Campi Flegrei e il Casertano. È coltivato prevalentemente in zone collinari, su terreni di origine vulcanica caratterizzati da un clima caldo e secco. Il vitigno Falanghina si caratterizza per l’elevata mineralità, le note floreali e gli aromi principalmente fruttati. Ad oggi i vini bianchi a base di Falanghina sono molto diffusi e apprezzati.

Il vitigno Falanghina deriva presumibilmente da antichi ceppi greco-balcanici e il suo nome è legato all’antico metodo di coltura. A causa dell’ampiezza della vite, la Falanghina veniva legata a pali chiamati “falange”. I pali le davano maggiore sostegno durante la fase di crescita.

La Falanghina è il vitigno principale in molte delle denominazioni d’origine campane. Tra le più rinomate ritroviamo la Falanghina del Sannio DOC, nata del 2010.

La degustazione

Nella versione vino fermo, il vino a base di Falanghina si presenta di colore giallo paglierino con leggeri riflessi verdognoli, nel caso di un vino con maggiore struttura e affinamento, il colore giallo paglierino presenterà dei riflessi dorati.

Al naso, la Falanghina colpisce con aromi fruttati e floreali, tra cui è possibile riconoscere i profumi di mela, pera, banana, ginestra e fiori della macchia mediterranea. In alcuni casi, è possibile trovare anche note balsamiche e note speziate di basilico e sambuco. Possiede inoltre una buona mineralità, dovuta alla coltivazione su terreni costieri o di origine vulcanica. Al palato, risulta essere un vino di media acidità e dalla forte personalità. Il gusto è tendenzialmente secco, fresco, morbido, sapido e dalla buona persistenza. La vendemmia tardiva, invece, regala aromi di miele, albicocca, mela e frutti bianchi secchi, che sfumano in un mix di sentori floreali e agrumati.

Il servizio

La Falanghina in versione vino fermo andrebbe servita dopo circa mezz’ora dall’apertura della bottiglia, per favorirne l’ossigenazione, a una temperatura tra i 10 ed i 12 gradi e in calici da vino bianco di medie dimensioni. La vendemmia tardiva richiede temperature leggermente più basse, tra i 10 e gli 8 gradi e l’apposito calice da vino da dessert. Infine, la versione spumantizzata dovrebbe essere servita tra gli 8 ed i 6 gradi nei classici flûtes o calici a tulipano, per coglierne a pieno l’aromaticità.

Gli abbinamenti

I vini a base di Falanghina sono ottimi per l’aperitivo e in abbinamento ad antipasti di pesce o di verdure, così come formaggi a pasta molle o caprini non stagionati.

Inoltre, può essere facilmente abbinata a piatti della cucina mediterranea come i primi di pesce, le zuppe, le minestre di legumi e i secondi di pesce. Tra i secondi di carne, può essere accostato alle carni bianche. I migliori vini a base di Falanghina sono disponibili su Vino.com.

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