Friuli Venezia Giulia: i vitigni autoctoni a bacca bianca

Il Friuli Venezia Giulia è una regione dalle antiche tradizioni vitivinicole. Per clima, territorio e composizione dei suoli è una delle zone maggiormente vocate per la coltivazione della vite. Il territorio è protetto dai venti freddi del Nord dalla Alpi Giulie e può godere delle brezze del vicino Mar Adriatico, che contribuiscono a mitigare il clima.

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Proprio per queste favorevoli condizioni pedoclimatiche, nel corso dei secoli passati è stata introdotta la coltivazioni di molti vitigni internazionali, in particolare d’origine francese, che si sono acclimatati perfettamente, esprimendosi ad alto livello qualitativo. Sauvignon Blanc, Chardonnay, Pinot Grigio, Pinot Bianco, Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, fanno ormai parte per patrimonio ampelografico della regione. Tuttavia, l’orgoglio friulano, l’attaccamento alla terra e alle sue tradizioni, ha permesso di conservare molti vitigni autoctoni di grande valore e interesse.

Cominceremo a occuparci delle uve a bacca bianca, lasciando quelle a bacca rossa a un successivo articolo.

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Vitigni a bacca bianca

Il Friuli Venezia Giulia è famoso in Italia e nel mondo soprattutto per la qualità dei suoi celebri vini bianchi. In particolare, le zone del Collio, dei Colli Orientali e del Carso sono particolarmente adatte alla coltivazione delle uve a bacca bianca. Pur tralasciando i vitigni minori, così rari da essere ormai quasi estinti, come il Ividin, lo Sciaglin o l’Ucelùt, ci occuperemo di: Friulano, Verduzzo, Picolit, Ribolla Gialla, Malvasia Istriana e Vitovska.

  • Friulano: Un tempo conosciuto come Tocai, prima che ne venisse proibito l’utilizzo del nome in sede europea, per evitare confusione con il Tocaji ungherese, il Friulano è il vino bianco per eccellenza della Regione, il vino quotidiano più diffuso e amato. Il vitigno è presente da alcuni secoli in terra friulana con diversi cloni, tutti derivanti dal Sauvignonasse, una varietà a bacca bianca d’antica origine bordolese. La severa selezione dei vitigni operata o Bordeaux ha privilegiato il Sauvignon Blanc e il Sémillon, confinando il Sauvignonasse all’oblio. Oggi oltre che in Friuli e nella vicina Brda, cloni di Sauvignonasse sono coltivati in Cile. Il vino ha un profumo è intenso, con sentori floreali, note aromatiche e minerali. Al palato si presenta con una buona struttura, corpo pieno, caldo e molto armonioso. Non spicca per particolare acidità e il suo finale è connotato da una caratteristica nota ammardorlata. A tavola trova un abbinamento perfetto con i salumi, in particolare con il prosciutto di San Daniele. Ottimo con il pesce e grazie alla sua buona struttura anche con piatti delicati a base di pollame e coniglio.
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  • Verduzzo Friulano: Il vitigno Verduzzo Friulano è coltivato da secoli, soprattutto in provincia di Udine. Viene vinificato raramente in versione secca, le sue uve sono infatti particolarmente adatte all’appassimento e sono utilizzate quasi sempre per la produzione di vini da dessert. La zona più vocata in assoluto è quella di Nimis e Tarcento, a nord di Udine. I territori dei due comuni ricadono, infatti, nella denominazione Ramandolo Docg, uno dei vini passiti più famosi e apprezzati, insieme al Picolit. E’ un vino di grande fascino, con bouquet suadente, morbidi e intensi aromi d’albicocca, frutta passita, frutta secca, note di miele, finale lungo e persistente, con ottimo equilibrio tra dolcezza e acidità.
  • Picolit: Con le uve del Picolit si produce uno dei vini più famosi e pregiati del Friuli. Il vitigno ha origini misteriose e il suo nome deriva dalla caratteristica di produrre grappoli spargoli, con pochi acini e di piccole dimensioni. Il Picolit è una varietà naturalmente soggetta al fenomeno dell’acinellatura, che ne diminuisce ancor più le rese. Per queste caratteristiche, la sua coltivazione è stata abbandonata quasi ovunque nel Triveneto, tranne che nella zona dei Colli Orientali. Il vino passito Picolit è apprezzato fin dal XVII secolo e la sua fama raggiunse le più importanti Corti Sovrane d’Europa. Insieme al Tokaji ungherese era ritenuto il miglior vino dolce in assoluto. Il vino ha un bellissimo color oro, profumi eleganti e raffinati di frutta candita, scorza d’agrumi e miele. Il sorso è morbido avvolgente con una dolcezza sempre ben bilanciata dalla freschezza.
  • Ribolla Gialla: La Ribolla Gialla è tradizionalmente coltivata in Friuli Venezia Giulia soprattutto nella zona di confine, da Rosazzo a San Floriano del Collio a Oslavia. Le sue origini potrebbero essere dalmate, visto che il vitigno è presente con il nome di Rebula anche lungo le coste della Bassa Dalmazia e nelle Isole Ionie, in particolare a Cefalonia. Sarebbe arrivato in Friuli dagli scali veneziani, per trovare proprio in questa terra le esposizioni collinari soleggiate e i terreni asciutti e drenanti, che ne favoriscono la migliore espressione. E’ un vino dal bouquet delicato, con note fresche floreali e agrumate. Al palato è leggero, con acidità citrina, che ne rende piacevolissima la degustazione al momento dell’aperitivo, con antipasti leggeri o piatti di pesce delicati.
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  • Malvasia Istriana: La Malvasia Istriana fa parte della grande famiglia delle Malvasie, diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo. Il nome deriva dal porto di Monemvasia nel Peloponneso e pare che il vitigno sia arrivato nel Triveneto grazie alle navi veneziane. La varietà presente in Friuli è in realtà un clone semi-aromatico molto particolare, che ha trovato nel terroir del Collio e del Carso le condizioni ideali per esprimersi con vini eleganti, fini, minerali e longevi. I terreni con esposizioni soleggiate e ventilate, i suoli particolarmente vocati, poveri di materia organica, ma con una forte componente minerale e rocciosa, insieme al clima sempre ventilato, hanno creato un habitat perfetto per la Malvasia. Il bouquet esprime note floreali, agrumate e di erbe officinali. Il gusto è fresco, sapido, leggermente aromatico, con buona persistenza finale.
  • Vitovska: La Vitovska è un vitigno coltivato quasi esclusivamente nella zona del Carso, una piccola appendice rocciosa che da Duino Aurisina e Sgonico si allunga verso l’Istria. Il clima è mediterraneo, con estati molto calde, ma con inverni freddi, sferzati dalla Bora che spira da nord-est. I terreni sono di roccia calcarea coperti da un sottile strato di terra rossa ricca di minerali di ferro. Suoli difficili da coltivare, in cui solo un vitigno autoctono come la Vitovska, da sempre presente in questo territorio poteva sopravvivere. In passato veniva spesso utilizzata in uvaggio con la Malvasia Istriana, ma da qualche decennio viene vinificata in purezza con risultati molto interessanti. Nel bicchiere ha un colore giallo paglierino. Il bouquet esprime profumi floreali, d’erbe officinali, agrumi e frutta bianca, sentori iodati e di pietra focaia. Al palato, spicca per vivace freschezza minerale, il frutto è delicato, salmastro, con finale sapido. Grazie alla buona acidità, la Vitovska è un vino che ha anche una buona propensione all’invecchiamento, con sviluppo di sentori resinati e d’idrocarburo.
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