
Parliamo ancora di spumanti, vini dal fascino intramontabile per l’estrema piacevolezza, ma anche dotati di un forte potere evocativo, che rimanda ai fasti di un tempo, al lusso e al divertimento.
Sono altresì oggetto del desiderio per collezionisti e appassionati e sono sempre più numerose le persone che ricercano in rete informazioni per comprendere quali siano le differenze tra lo Champagne e gli altri Spumanti Metodo Classico.
Oggi mi soffermerò su differenze e analogie che possiamo individuare confrontando lo Champagne con il prodotto cardine della tradizione spumantistica italiana: Il Franciacorta DOCG.

Champagne
Partiamo analizzando le caratteristiche dello Champagne, poiché è grazie alla sua creazione che ha avuto origine la tradizione spumantistica.
Cenni storici
Come sappiamo lo spumante più famoso al mondo nacque grazie all’errore del celebre monaco benedettino Dom Pierre Pérignon. Nel XVII secolo era responsabile dei vigneti circostanti l’Abbazia di Hautvillers, nella regione francese dello Champagne.
Pare che per assicurare una chiusura ermetica di bottiglie contenenti vini bianchi fermi, forse aggiunti di zucchero, miele o spezie per addolcirli, il monaco avesse fatto colare della cera sul collo delle bottiglie sigillandole, provocando così delle rifermentazioni, e conseguenti prese di spuma, in grado di far esplodere le bottiglie stesse.
Et voilà! Lo Champagne si affermò nei secoli successivi in tutto il mondo. Nel 1936 fu fondata una AOC (Appelation d’Origine Contrôlée, l’equivalente francese della DOC italiana) a protezione del marchio, del territorio e dei suoi produttori.
Uve
Le principali uve impiegate nella produzione dello Champagne sono il Pinot Noir, il Pinot Meunier e lo Chardonnay. Sono comunque ammessi negli assemblaggi, anche se in piccole percentuali, l’Arbane, il Petit Meslier, il Pinot Blanc e il Pinot Gris.
Territorio
Per ottenere la denominazione deve essere obbligatoriamente elaborato nella regione della Champagne. Questo territorio dal clima particolare, sia continentale che oceanico, offre freschezza e lunghezza leggendaria a questi vini. Il terreno gioca inoltre un ruolo decisivo, esso è infatti composto prevalentemente da calcare, gesso, marne e da fossili di origine marina. Questa composizione favorisce il drenaggio e conferisce importanti sostanze minerali alle viti.
Assemblaggio
Il momento più emblematico per la produzione di uno Champagne è l’assemblaggio.
Questa tecnica consiste nel miscelare diversi vini da vitigni e annate differenti, a meno che non si vogliano ottenere Champagne millesimati, provenienti quindi da uve vendemmiate nella stessa annata.
Con questa tecnica si ottiene la cuvée, frutto del lavoro dell’enologo, il quale mescola sapientemente gli ingredienti con tutti gli strumenti a sua disposizione, definendo la personalità dello Champagne.
Vinificazione
Le uve possono provenire solo da vigneti situati nella Champagne e devono essere lavorate nella regione. La vinificazione, definita “Metodo Tradizionale” o “Metodo Champenoise” è un lungo processo che prevede una doppia fermentazione, prima in tini, poi in bottiglia. Una volta ottenuti i vini-base viene aggiunta la cosiddetta Liqueur de tirage, miscela di zuccheri e lieviti necessaria per l’avvio della presa di spuma.
Affinamento
Dopo l’assemblaggio e l’aggiunta della Liqueur de tirage, i vini vengono imbottigliati e le bottiglie vengono sigillate ermeticamente con tappi a corona per la presa di spuma. A questo punto si passa all’affinamento sui lieviti e questa fase può durare da 15 mesi a diversi anni. Nel caso degli Champagne millesimati, il tempo di affinamento è prolungato fino a 36 mesi
Remuage
Lo scopo del remuage è quello di raccogliere il deposito di lieviti esausti, ovvero residui di fermentazione, nel collo della bottiglia.
Questo antico procedimento consiste nel girare gradualmente ogni bottiglia su se stessa, facendola passare da una posizione orizzontale a una posizione verticale, o per meglio dire “a testa in giù”, affinché il deposito scenda nel collo della bottiglia.
L’operazione può essere eseguita a mano: le bottiglie vengono poste su dei cavalletti di legno, i famosi pupitre, e il remueur le fa ruotare gradualmente per circa un mese e mezzo. Oggi questa operazione è per lo più automatizzata.
Dégorgement
Al momento del dégorgement, in italiano “sboccatura”, le bottiglie si trovano a testa in giù. La pressione interna provoca l’espulsione naturale dei lieviti esausti, con conseguente perdita di piccole percentuali di prodotto. Il dégorgement può essere manuale o meccanizzato.
Dosaggio
Nelle ultime fasi della produzione dello Champagne viene aggiunta la Liqueur d’expédition. È una miscela utilizzata per compensare le perdite di prodotto provocate dalla sboccatura, ma anche per conferire al prodotto una certa riconoscibilità, legata alla maison che lo produce.
La ricetta è quindi diversa per ogni azienda, spesso è composta da zucchero di canna in piccole quantità disciolto nel vino-base. La quantità di zucchero residuo al termine del processo determinerà la seguente classificazione in base allo zucchero residuo (espressa in grammi di zuccheri per litro):
doux più di 50 g/l
demi-sec tra 32 e 50 g/l
sec tra 17 e 32 g/l
extra dry tra 12 e 17 g/l
brut meno di 12 g/l
extra brut tra 0 e 6 g/lpas dosé o dosage zéro con una concentrazione inferiore ai 3 g/l
Fasi finali

Il prodotto finito viene quindi sigillato con un tappo di sughero, ancorato alla bottiglia grazie a una gabbietta di metallo che ne impedirà l’espulsione indesiderata, etichettato e confezionato.
Franciacorta DOCG
Il termine “Méthode Champenoise”, o “Méthode Traditionnelle”, si traduce in italiano con “Metodo Classico”, tecnica alla base della creazione di tutti i più famosi spumanti italiani, tra i quali naturalmente il Franciacorta, realizzati in modo analogo al celebre prodotto d’oltralpe.
Avendo già seguito nel dettaglio le fasi di produzione andiamo a sottolineare quelle che sono le differenze con uno tra i più famosi Spumanti Metodo Classico realizzati nel nostro Paese.
L’ipotesi più accreditata vuole che l’origine del nome “Franciacorta” derivi dal latino “curtae francae”, ovvero “corti franche” libere quindi da imposte. Per vari secoli, nell’area attorno al lago d’Iseo si insediarono infatti piccole comunità di monaci benedettini, dediti alla coltivazione della vite. La loro produzione enologica fu immediatamente riconosciuta e protetta, pertanto le comunità benedettine godevano di alcuni vantaggi, soprattutto in termini di esenzioni dal pagamento di tasse e tributi imperiali ed ecclesiastici.
Questo breve cenno storico sottolinea quindi il profondo e antico legame di questo territorio con la produzione vitivinicola, diventata poi tradizione spumantistica, grazie al felice incontro tra l’enologo Franco Ziliani e il nobile vignaiolo Guido Berlucchi nel 1955 a Palazzo Lana.
Nel 1967, nasce la DOC Franciacorta, una delle prime Denominazioni di origine controllata in Italia a contemplare anche la tipologia spumante, convertita in DOCG nel 1995.
Territorio
La Franciacorta si trova nel cuore della Lombardia, a due passi da Milano, affacciata sulle sponde del Lago d’Iseo, in un’area di circa 200 chilometri quadrati che comprende 19 comuni della Provincia di Brescia.
Denominazione
La denominazione di origine Franciacorta DOCG comprende le seguenti tipologie di vino spumante rifermentato in bottiglia con il Metodo Classico: Franciacorta DOCG, Franciacorta DOCG Satèn, Rosé, millesimato o Riserva.
Uve
I vitigni ammessi per la produzione delle tipologie indicate sono Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco, questo per un massimo del 50%. Di recente si utilizza anche l’Erbamat per la produzione dello spumante.
Nella tipologia Rosé deve essere presente almeno il 25% di Pinot Nero, mentre il Satèn deve essere vinificato esclusivamente da uve a bacca bianca. Il Satèn è caratterizzato da una sovrapressione di CO2 inferiore alle 5 atmosfere, per esaltare la cremosità del prodotto.
Affinamento
Il periodo minimo di affinamento sui lieviti è di 18 mesi per la versione base, 24 mesi per il Rosé e per il Satèn, 30 mesi per i millesimati e 60 mesi per le riserve.
Differenze tra Champagne e Franciacorta
In conclusione, andiamo a riassumere le differenze sostanziali tra Champagne e Franciacorta che si esprime nel carattere dei differenti vini.
Terroir
L’ecosistema sul quale sorgono le vigne francesi e quelle franciacortine è completamente differente.
Clima, escursioni termiche, composizione del terreno, esposizione ai raggi solari, altitudine e precipitazioni sono solo alcuni degli elementi che determinano profonde differenze tra i due prodotti e che ne condizionano, naturalmente il carattere.
Proprietà organolettiche
Il terroir delle due regioni è differente e determina nei vini franciacortini maggiore pienezza, concentrazione di frutto, densità.
Al contrario i vini bresciani hanno generalmente un’acidità inferiore rispetto a quella che caratterizza tipicamente i vini di base utilizzati per le cuvée degli Champagne, tendenzialmente più tesi e verticali al palato.
Equilibrio
In Franciacorta ogni annata ha un’anima differente ed è fortemente condizionata dall’andamento stagionale. Al contrario nella produzione dello Champagne interviene l’esperienza di oltre 300 anni di storia nella creazione delle cuvée, che permettono al consumatore di ritrovare nel bicchiere un prodotto sempre fedele a sé stesso e allo stile maison.
Queste e molte altre sono le sottili, ma sostanziali differenze tra i due prodotti di punta della tradizione spumantistica di Francia e Italia.
A giudicarne la qualità, e anche il giusto rapporto qualità prezzo, è sempre e comunque il nostro palato e di conseguenza il nostro gusto personale.
Degustate, provate e lasciatevi guidare in un viaggio fatto di storia, piacere e bollicine.
Luca Gardini