
I vini francesi, si sa, sono una tappa fondamentale per ogni wine lover. Punto di riferimento per l’enologia internazionale per qualità e valore, esempio di classe ed eleganza. Gli appassionati di vino si soffermano spesso a discutere di grandi château di Bordeaux, si ripromettono di esplorare le mille espressioni di Borgogna, vanno alla ricerca dello Champagne perfetto per accompagnare menù di alta cucina che lo contemplano. Purtroppo si ricade sempre sugli stessi nomi, all’interno di grandi denominazioni già di per sé complesse e difficili da esaurire, da conoscere fino in fondo, e supportate da una reputazione molto solida che cattura l’attenzione e l’interesse anche del bevitore di vino più sprovveduto.
In questo modo però si rischia di tralasciare tutte quelle denominazioni che passano sempre un po’ in secondo piano. Alcune quasi invisibili, inesistenti. Di seguito 7 nomi di denominazioni che, in casi di estrema fortuna, hai sentito nominare solamente un paio di volte, o di cui ignoravi totalmente l’esistenza.
1. Cadillac AOC
Non il nome di una macchina di lusso americana, bensì una denominazione francese da cui originano squisiti vini bianchi da dessert, che si estende per 22 comuni intorno all’omonima città di Cadillac, situata all’interno del distretto Entre-Deux-Mers di Bordeaux. Il Cadillac si compone per il 70% di uve Sémillon, varietà a bacca bianca sui cui acini attecchisce con successo la Botrytis cinerea, la cosiddetta “muffa nobile” che concentra i grappoli anche dei più noti Sauternes. Il blend si completa con uve Sauvignon Blanc e Muscadelle.
Il colore è giallo oro che vira su una tonalità ambra con l’invecchiamento. Propone sinuosi aromi di albicocca e agrumi, con aggiunte di miele, caprifoglio, acacia e vaniglia. Ottimo in compagnia del foie gras o di formaggi blu come il roquefort, non disdegna torte al cioccolato o frutta cotta.
2. Picpoul de Pinet AOC
Si tratta di una denominazione di origine controllata della Languedoc, vini bianchi ottenuti esclusivamente da uve Piquepoul Blanc all’interno dei comuni di Pinet, Mèze, Florensac, Castelnau-de-Guers, Montagnac e Pomérols. Il vino si presenta di colore giallo oro con riflessi verdognoli, con il colore dorato che è indice diretto dell’età delle viti di provenienza. Il naso è morbido e delicato, con piacevoli note di acacia e fiori di biancospino. Fresco e lieve al palato, si caratterizza per un ottimo equilibrio tra acidità e struttura. Perfetto in compagnia di frutti di mare e crostacei.
3. Moulin-à-Vent AOC
Niente a che vedere con il Moulin Rouge. È tra i più noti Cru di Beaujolais, regione compresa nel territorio borgognone ma considerata per praticità regione a sé stante. È il più potente e concentrato dei 10 cru di Beaujolais, caratterizzato da una grande longevità che si protrae fino ai 10 anni. Tra le più alte espressioni della varietà a bacca rossa Gamay che cresce sui caratteristici suoli di granito rosa attraversati da venature di manganese, un minerale tossico per la vite, che ritarda la vegetazione a foglia e la formazione dei grappoli d’uva con positivi effetti sulla qualità. Sono vini particolarmente intensi, anche per la posizione favorevole in cui nascono, ossia da pendii con ottima esposizione al sole e riparati dai rigidi climi continentali.
Il nome Moulin-à-Vent si riferisce all’iconico mulino a vento che domina i vigneti da una posizione di rilievo sulla collina.
4. Château-Grillet AOC
In questo caso non parliamo di una denominazione come le altre, ma di un vero e proprio vino che fa denominazione a sé. Ve lo aspettavate? Ci troviamo nella parte più a nord della Valle del Rodano, vicino Vienna. Potrebbe essere considerata una enclave all’interno della più grande Condrieu AOC. E invece si tratta del territorio di un’unica cantina, di un solo vino 100% Viognier, difficile da trovare e molto costoso, a cui viene dedicata una propria denominazione. In termini tecnici in casi come questi si può parlare di monopole. Tra i monopole più noti troviamo vini del calibro di Romanée-Conti, La Tâche, o il Clos de la Coulée de Serrant. L’intera proprietà è appartenuta alla famiglia Neyret-Gachet fino al 2011, quando è stata acquisita dal bilionario francese François Pinault.
Consigliabile da servire dopo 10 anni di bottiglia, si presenta alla vista di colore giallo paglia con riflessi dorati. Il suo profumo è molto variegato, nei suoi ricordi di albicocca, ananas, agrumi su una trama di miele e frutta secca, con una finale rifinitura mentolata. In bocca rivela un grandissimo equilibrio, combinazione perfetta tra corpo, freschezza e mineralità. Ideale per accompagnare un antipasto di gamberi crudi.
5. Vins d’Entraygues et du Fil AOC
Situata all’estremo nord dell’Aveyron, in Occitania, nella zona Sud-Ovest della Francia, è ciò che rimane delle viti terrazzate disposte sui ripidi pendii delle valli di Lot e Truyère. Dopo la distruzione causata dalla fillossera, sono rimasti dei fazzoletti di terra dalla superficie di massimo 20 ettari. I vignaioli di Entraygues erano e sono ancora soliti lavorare accompagnati da un mulo, portando con sé una piccola botte di vino con cui si dissetavano tutto il giorno. Per molti anni Vino di Qualità Superiore (VDQS), ha ottenuto la AOC nel 2011, più per la storia di tenacia e di viticoltura eroica che per l’estensione territoriale.
6. Patrimonio AOC
Prima AOC della Corsica, situata lungo la costa nord dell’isola. Il suo terreno si compone prevalentemente di gesso e argilla, su cui viene coltivata la varietà Nielluccio che occupa il 95% delle vigne della denominazione e da cui originano vini rossi e rosati. Vi è poi una piccola presenza di uve Grenache e Sciacarello, insieme con il Vermentino da cui nascono ottimi vini bianchi.
7. Clairette de Die AOC
Denominazione posta a cavallo tra il Rodano e l’altopiano Vecors, è terra di vini spumanti a base di uva a bacca bianca Aligoté, Muscat à Petit Grains e Clairette, e di uva a bacca bera, come Syrah, Gamay e Pinot Nero, prodotti sia con metodo champenoise o classico, che con il particolarissmo méthode dioise. La leggenda narra che un pastore gallico, utilizzando le acque del fiume La Drôme per rinfrescare una bottiglia di vino, la dimenticò nel fiume per l’intero inverno. Una volta ritrovata, in primavera, si accorse che il vino non ancora ben fermentato aveva prodotto dell’anidride carbonica, rendendolo pétillant: Il metodo non è tutto frutto della fantasia in quanto, tra gli scritti lasciati dallo scrittore latino Plinio Il Vecchio si trovano descrizioni documentate di questo metodo ancestrale.
Dì la verità. Li conoscevi? Quali altre denominazioni francesi sconosciute sentiresti di consigliarci? Aggiungile nei commenti!