Cos’è il vino novello?

Che cos’è il vino novello? Come si produce? Cosa lo rende speciale? Oggi cercheremo di dare risposta a questa e ad altre domande sul vino novello.

Un errore che viene spesso commesso, e quindi molto comune quando si parla di vino novello, è quello di confonderlo con il vino nuovo. In questo articolo cercheremo di fare un po’ di chiarezza e cercheremo di capire cos’è esattamente il vino novello e cosa lo differenzia da un qualsiasi altro vino.

Il vino novello

Il vino novello è un vino unico nel suo genere avente delle caratteristiche di produzione che lo distinguono da tutte le altre varietà. La sua denominazione deriva dal francese “vin primeur” o “vin nouveau”, che si può tradurre con “primo vino” o “vino nuovo”.

Spesso, viene erroneamente confuso con i vini giovani, appena commercializzati, ovvero con quei vini che non hanno ancora subito il processo di invecchiamento.

Perciò, è bene chiarire quale sia la peculiarità che distingue questo vino: la tecnica di vinificazione utilizzata per produrlo, ovvero la macerazione carbonica. Questa tecnica è curioso sapere che è stata scoperta per caso negli anni Trenta in Francia mentre si cercava un metodo di conservazione delle uve.

Beaujolais nouveau

È importante sapere che il vino novello che conosciamo in Italia è una specie di imitazione di un vino francese conosciuto con il nome di Beaujolais nouveau. Ciò che distingue questo particolare tipo di prodotto dal resto degli altri vini è la tecnica di vinificazione utilizzata: la macerazione carbonica.

Però, mentre la produzione del Beaujolais nouveau prevede l’uso di uve 100% del vitigno Gamay e l’utilizzo esclusivo della macerazione carbonica come metodo di vinificazione, per il vino novello italiano le regole sono diverse e anche un po’ meno stringenti.

Normativa italiana

Per fare in modo che sull’etichetta possa essere inserita la dicitura “vino novello” il processo di vinificazione carbonica deve riguardare il 40% delle uve. Il restante 60% può essere trattato con tecniche di vinificazione classiche.

La normativa italiana stabilisce poi che possono essere usati 60 vitigni diversi e impone che la gradazione alcolica minima debba essere dell’11% in volume. Come si accennava, il periodo di immissione in commercio del vino novello è limitato. Esso può essere immesso in commercio dal 30 ottobre dell’anno in cui sono state prodotte le uve utilizzate e fino al 31 dicembre dello stesso anno.

La macerazione carbonica

Cerchiamo di capire meglio che cos’è la macerazione carbonica.

La macerazione carbonica è una tecnica che consiste nella conservazione dei grappoli d’uva interi, non pigiati, all’interno di un contenitore ermetico saturo di anidride carbonica, alla temperatura di circa 30°C. All’interno del serbatoio avviene una fermentazione alcolica intracellulare a carico degli zuccheri e dell’acido malico. Quest’ultimo viene degradato ad acido piruvico, poi ad aldeide acetica e infine ad alcool etilico.

La buccia dei chicchi, resa fragile da questo processo, collassa sotto il peso del composto che viene a crearsi fino allo sfaldamento delle uve. Queste ultime vengono lasciate a macerare per alcuni giorni, mentre l’alcol ricava gli aromi e il colore dalle bucce. Al termine di questa fase, ciò che resta delle uve viene pigiato e vinificato secondo le modalità tradizionali.

Il vino novello, inoltre, per essere definito tale deve presentare almeno il 40% delle uve fermentate da macerazione carbonica, possedere una gradazione alcolica dell’11% minimo, essere sottoposto a un processo di macerazione di almeno dieci giorni e avere un totale di zuccheri residui inferiore a dieci grammi per litro.

 Le caratteristiche organolettiche del vino novello

Il vino novello è perfetto per chi apprezza il vino leggero, dalla facile beva e ricco di profumi.

Le sue caratteristiche sono fortemente influenzate dalla macerazione carbonica. I ristretti tempi di produzione, infatti, non consentono a questo vino di sviluppare struttura e corposità come in altri vini. Per questo viene soprattutto accentuata la percezione degli aromi e dei profumi.

Il vino novello, come detto, ha una gradazione alcolica dell’11% minimo, può essere quindi sia un vino fermo che frizzante e si presenta di un colore rosso rubino con riflessi violacei. Al naso, le note fruttate risultano prevalenti, con profumi di frutti rossi: fragola, lampone e ciliegia quelli dominanti.

L’aspetto gustativo è invece variabile, dipende dai vitigni utilizzati ma in linea generale il vino novello è sicuramente caratterizzato da un gusto morbido, fresco e fragrante. 

Alcuni consigli: degustare e abbinare il vino novello

Il modo migliore per servire un vino novello è in un calice dalle dimensioni medie e alla temperatura di 10-14°C.

Tra gli abbinamenti più classici troviamo sicuramente i piatti tipici autunnali come le castagne, ma questo vino è ottimo da sorseggiare anche quando in tavola ci sono funghi, carciofi e formaggi. Da provare sicuramente l’accostamento con piatti di carne, pesce e taglieri di salumi.

Oggi abbiamo visto che cos’è il vino novello, che in estrema sintesi è un vino leggero, che può essere fermo o frizzantino, dal colore rosso rubino e dai riflessi violacei. Profuma di frutti rossi, mentre il gusto è più variabile e dipende molto dai vitigni usati dal produttore.

Il fatto che il vino novello può essere venduto solo per un paio di mesi non deve spaventare. È una regola stabilita per tutelare i consumatori e per poter garantire un prodotto di qualità con caratteristiche organolettiche inalterate.

Non essendo una bevanda adatta all’invecchiamento, è bene consumarla velocemente, al massimo entro sei mesi dall’imbottigliamento. Altrimenti dovrà essere buttata. Per questa sua “vita breve” è conosciuto come il “vino d’autunno”, essendo consumato solo in questa stagione per accompagnare prodotti e piatti del periodo come le castagne, i dolci di castagne, i carciofi, i taglieri di salumi e i menù di carne.

Luca Gardini

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