
Qual è il miglior vino spumante italiano Metodo Classico? Difficile, se non impossibile, rispondere a questa domanda senza tenere conto della straordinaria varietà di Spumanti prodotti nel nostro Paese.
L’Italia vanta un’enorme quantità di vitigni e una grande tradizione spumantistica. In tutte le regioni del Belpaese si realizzano spumanti Metodo Classico, da uve autoctone o da varietà internazionali. La scelta è ardua.
Scopriamo quindi alcuni tra i marchi più famosi e apprezzati, a livello nazionale e internazionale.

La nascita dello Spumante
Partiamo da un breve cenno storico.
Trascurando le rudimentali rifermentazioni messe in atto già al tempo degli Antichi Romani, che resero possibile ottenere vini frizzanti, il merito della nascita della tradizione spumantistica vera e propria è dell’abate Dom Pierre Pérignon, inventore dello Champagne.
Lo storico chimico Pasteur contribuì in seguito al perfezionamento delle tecniche di rifermentazione, grazie ad alcune invenzioni risalenti al XVII secolo e perfezionate nel 1700. Ad esempio la realizzazione di bottiglie in vetro più resistenti e l’introduzione di tappi in sughero, fissati alla bottiglia con una gabbietta di metallo e utilizzati in sostituzione ai tappi di quercia sigillati con canapa e ceralacca.
La realizzazione del primo Spumante Metodo Classico Italiano è attribuita al farmacista e chimico piemontese Carlo Gancia. Nel 1865, ispirato dallo stile dei grandi Champagne, decise di vinificare con metodologia analoga le uve di Moscato, celebre vitigno piemontese.
La svolta nella storia della spumantistica italiana, avviene nel ‘900. In questo periodo si affermano sul mercato gli spumanti conosciuti oggi: Franciacorta DOCG, Trentodoc, Alta Langa DOCG e Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG, solo per citarne alcuni.

Franciacorta DOCG
Dall’incontro tra Guido Berlucchi e l’enologo Franco Ziliani nel 1961, nacque il primo Franciacorta. Le fasi di produzione seguono quelle della già nota Méthode Champenoise, ribattezzata Metodo Classico.
Prende il nome dal territorio in cui viene prodotto, la Franciacorta, nel cuore della Lombardia, a due passi da Milano, affacciata sulle sponde del Lago d’Iseo, in un’area di circa 200 chilometri quadrati che comprende 19 comuni della Provincia di Brescia.
I vitigni ammessi per la produzione di Franciacorta sono Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco. Recentemente è stato autorizzato anche l’utilizzo dell’uva autoctona Erbamat. Nella tipologia Rosé deve essere presente almeno il 25% di Pinot Nero, mentre il Satèn deve essere vinificato esclusivamente da uve a bacca bianca.
Il periodo minimo di affinamento sui lieviti è di 18 mesi per la versione base, 24 mesi per il Rosé e per il Satèn, 30 mesi per i millesimati e 60 mesi per le riserve.
Trentodoc
La nascita del prestigioso spumante Metodo Classico trentino, oggi conosciuto come Trentodoc, affonda le radici in un passato lontano e il suo successo è indubbiamente da attribuire all’intuito dell’imprenditore Giulio Ferrari, vissuto a cavallo tra il XIX e il XX secolo, che ha trasmesso la sua preziosa eredità a Bruno Lunelli, capostipite di una storica famiglia del vino, oggi molto attiva nella diffusione del marchio.
Il Trentodoc è prodotto in provincia di Trento in un’area di 800 ettari. I vitigni consentiti sono Chardonnay, Pinot Bianco, Pinot Nero e Pinot Meunier. Deve affinare almeno 15 mesi sui lieviti nella versione base e 36 mesi per la versione Riserva.
Alta Langa DOCG
Prodotto in Piemonte fin dalla metà dell’Ottocento, nelle “Cattedrali Sotterranee” oggi riconosciute Patrimonio dell’Umanità Unesco, l’Alta Langa DOCG si ottiene da uve Pinot Nero e Chardonnay, in un’area di circa 300 ettari tra le province di Alessandria, Asti e Cuneo. Prevede un affinamento sui lieviti di minimo 30 mesi per la versione base e 36 mesi per la versione Riserva. Il disciplinare prevede anche una versione rosé.
Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG
Territorio italiano tra i più vocati per la produzione di Pinot Nero. Nel 1850 infatti l’azienda dei Conti Vistarino, per citare una tra le cantine più antiche, era già considerata “La casa del Pinot Nero”.
L’Oltrepò Pavese Metodo Classico DOCG viene prodotto infatti principalmente con uve Pinot Nero, a cui possono essere aggiunti Chardonnay, Pinot Grigio e Pinot Bianco, su una superficie di circa 770 ettari nella provincia lombarda di Pavia.
Il periodo minimo di affinamento sulle fecce è di 15 mesi, che diventano 24 per la versione millesimata. Viene commercializzato anche nella versione Cruasé, ovverosia Metodo Classico Rosé.
Altri Spumanti Italiani da vitigni autoctoni
Come accennato in precedenza, grazie all’enorme ricchezza di uve autoctone presenti sul suolo italiano, in tutte le nostre regioni si producono spumanti Metodo Classico, dotati di caratteristiche peculiari per ogni territorio.
In Valle d’Aosta, e precisamente nell’area di Morgex et De la Salle, troviamo spumanti Metodo Classico – in versione Brut, Extra Brut e Sur Lies – ottenuti da uve di Prié Blanc, vitigno autoctono allevato su viti a piede franco, ubicate a oltre mille metri sul livello del mare. Menzione d’onore all’azienda Les Crêtes, che realizza spumanti di straordinaria verticalità e tensione gustativa.
Più a Sud, in Piemonte, nel comprensorio di Gavi, si realizzano spumanti Metodo Classico da uve Cortese in purezza, di grande carattere e particolarmente longevi. Uno su tutti il Blanc de Blancs firmato Broglia.
Spostandosi in Veneto troviamo un’uva denominata Durella, grazie alla quale si ottengono gli spumanti Monti Lessini Metodo Classico DOC. Da provare il Lessini Durello di Dal Cero per concentrazione e intensità del frutto.
Da uve di Ribolla Gialla, in Friuli-Venezia Giulia, si ottengono cremosi spumanti Metodo Classico, come quelli prodotti da Cormòns, nell’omonimo territorio.
In Liguria si realizzano spumanti Metodo Classico freschi e piacevolissimi da vitigni autoctoni come Bianchetta e Pigato. Invece, in Toscana si stanno facendo apprezzare spumanti ottenuti a base di Vermentino.
Fanno molto parlare di sé alcune magistrali interpretazioni di Lambrusco Metodo Classico in Emilia-Romagna. Mentre nelle Marche già da tempo si è capito come sfruttare le potenzialità del vitigno Verdicchio, per realizzare spumanti sapidi e dotati di un ottimo spessore gustativo.
In Abruzzo si lavorano le uve Pecorino anche in versione Spumante Metodo Classico. In Umbria si impiegano il Sangiovese e il Trebbiano.
Da provare in Lazio alcune interessanti versioni a partire dal vitigno autoctono Roscetto. In Campania invece l’Asprinio d’Aversa e il Fiano si fanno apprezzare anche in versione spumante.
Lo stesso avviene in Molise con le uve di Tintilia, in Basilicata con uve Aglianico, in Puglia si producono interessantissimi spumanti Metodo Classico con le varietà Minutolo e Bombino Bianco, mentre in Calabria meritano una menzione particolare i vini spumanti ottenuti da Montonico.
Chiudiamo questo viaggio alla scoperta degli spumanti Metodo Classico italiani citando la ricca varietà spumantistica della Sicilia, a base di uve Carricante, Catarratto, Grillo e Nerello Mascalese, mentre in Sardegna si realizzano eccellenti versioni di Metodo Classico partendo dalla varietà locale di uve Vermentino.
Non vi resta che provarli tutti.
Luca Gardini