
Degustato per noi dagli amici de Il Gusto Relativo

Distesa sulla morbida collina di Col Sandago, tra scoscesi pendii, dirupi ed ammassi calcarei di origine morenica, protetta a nord dalle prealpi ed “aperta a sud”, l’omonima tenuta Col Sandago “alleva” una “rarità ampelografica” (perlomeno in Italia): il Wildbacher. Originario dell’Austria, questo vitigno necessita di condizioni climatiche chiaramente affini alla propria genesi, che la tenuta Col Sandago ha potuto ritrovare nel microclima che “stempera” le proprie terre. Un vino di qualità ha chiaramente bisogno di un clima favorevole, ma è evidente che anche l’esperienza e la passione del produttore sono fattori fondamentali per la coltivazione di vitis vinifera.
Clima, esperienza e passione sono caratteristiche proprie di Col Sandago che è arrivata a “costruire” un vitigno del tutto personale, il biotipo Wildbacher, dal quale nasce un elegante vino: Il Wildbacher Colli Trevigiani IGT. Il vino si presenta con un manto rosso rubino dall’unghia granata, abbastanza intenso, poco trasparente e limpido. L’analisi olfattiva mette in mostra un vino pulito e a tratti anche elegante, pur essendo la potenza piuttosto che l’eleganza il suo punto forte. Fine e franco, è un vino di ottima complessità. Complessità garantita da una serie di famiglie in successione, che le cavità nasali filtrano con chiarezza e poco sforzo; si parte dalla famiglia erbacea che ricorda un buon sentore di erba medica, caratteristica che garantisce il succedersi di un ottimo sentore balsamico che veste il vino con più eleganza. Frutti a bacca rossa maturi ed in soluzione alcolica si uniscono, con veemente piacevolezza, all’insieme delle famiglie olfattive già percepite, le quali accolgono altre due “preziose presenze”: una nota speziata (ottimo il pepe nero) ed una buona nota boisé. In bocca le parti morbide – in minoranza – si muovono con più cautela rispetto a quelle dure e proprio quest’ultime garantiscono una maggiore piacevolezza e “scorrevolezza” al vino, che nonostante i suoi dieci anni di vita, di cui due in legno, si lascia bere senza eccessi. Il tannino, in ingresso, entra a “muso duro” ma lo fa colpendo, con precisione, ogni parte della bocca che lo accoglie e lo “scioglie” poco dopo senza troppo sforzo. Anche l’acidità e la sapidità sono ben equilibrate, la prima garantisce al vino maggiore freschezza e forse anche qualche mese in più di maturazione, la seconda, invece, aggiunge “sapore”. Per non farsi mancare nulla, la retro-olfattiva porta al naso un elegante sentore di tabacco che lascia il fin di bocca pulito, elegante ed asciutto.
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